Storia e architettura
Sorge poco sopra villa Godi, sullo stesso colle di Lonedo. A pianta rettangolare, coperta da tetto a padiglione, si compone di due piani più sottotetto e presenta il fronte principale, orientato a sud, caratterizzato dalla presenza di un imponente pronao ionico esastilo, impostato su un basamento corrispondente al pianterreno, concluso da timpano con stemma nobiliare al centro e coronato da statue. I voltatesta sono forati da un’arcata e gli intercolumni, a eccezione di quello centrale, sono protetti da balaustre. Ad esso si accede tramite una scala a doppia rampa convergente, aperta al centro da una porta centinata che introduce ai locali del pianterreno.
I settori laterali sono scanditi da tre assi di aperture architravate con davanzale sporgente, le quali, tuttavia, non sono distribuite in modo regolare, poiché risultano accoppiate vicino alla loggia e isolate alle estremità. La distanza che separa le finestre accoppiate da quelle isolate non è uguale nei due settori che pertanto non risultano perfettamente simmetrici; nell’ala destra questo spazio è utilizzato, all’interno, per inserire un camino, la cui canna fumaria emerge oltre la cornice di gronda.
Al pronao del piano nobile corrisponde all’interno una sala passante, ai lati della quale si distribuiscono altre stanze; di un certo interesse è il soffitto a travature dipinte della stanza d’angolo nord-est e il caminetto, dalle sagome tipiche del gusto palladiano, della stanza adiacente, rivolta verso il giardino anteriore.
Ai fianchi est e ovest si addossano due lunghe barchesse precedute da portico architravato ritmato da colonne doriche e concluso da un attico con oculi ellittici.
La villa è stata per lungo tempo assegnata al Palla- dio, ma l’attribuzione rimane incerta, così come poco conosciute sono anche le fasi costruttive. Bertotti Scamozzi (1778) scrive di aver letto, sull’archivolto di una porta interna (poi trasferita tra le due rampe di scale della loggia), l’iscrizione «Andrea Palladius Architectus». Parte della critica è oggi propensa a ritenere che l’attuale villa, che peraltro non appare inserita nei Quattro Libri, sia stata realizzata in più tempi.
I settori laterali sono scanditi da tre assi di aperture architravate con davanzale sporgente, le quali, tuttavia, non sono distribuite in modo regolare, poiché risultano accoppiate vicino alla loggia e isolate alle estremità. La distanza che separa le finestre accoppiate da quelle isolate non è uguale nei due settori che pertanto non risultano perfettamente simmetrici; nell’ala destra questo spazio è utilizzato, all’interno, per inserire un camino, la cui canna fumaria emerge oltre la cornice di gronda.
Al pronao del piano nobile corrisponde all’interno una sala passante, ai lati della quale si distribuiscono altre stanze; di un certo interesse è il soffitto a travature dipinte della stanza d’angolo nord-est e il caminetto, dalle sagome tipiche del gusto palladiano, della stanza adiacente, rivolta verso il giardino anteriore.
Ai fianchi est e ovest si addossano due lunghe barchesse precedute da portico architravato ritmato da colonne doriche e concluso da un attico con oculi ellittici.
La villa è stata per lungo tempo assegnata al Palla- dio, ma l’attribuzione rimane incerta, così come poco conosciute sono anche le fasi costruttive. Bertotti Scamozzi (1778) scrive di aver letto, sull’archivolto di una porta interna (poi trasferita tra le due rampe di scale della loggia), l’iscrizione «Andrea Palladius Architectus». Parte della critica è oggi propensa a ritenere che l’attuale villa, che peraltro non appare inserita nei Quattro Libri, sia stata realizzata in più tempi.
La residenza, fatta costruire dai Piovene, ricca famiglia della nobiltà vicentina, appare per la prima volta finita e abitabile in una denuncia catastale, nella quale è valutata 500 ducati (Dalla Pozza, 1943-1963): tale somma è esigua, se rapportata ai 1600 ducati della vicina villa Godi, e ciò ha indotto a ipotizzare che si trattasse di un edificio di dimensioni minori di quello attuale e che solo in un secondo tempo questo abbia assunto l’aspetto odierno. La datazione di questo documento, e dunque quella della villa, è però controversa. Dalla Pozza propone come data il 1541, ma recentemente Battilotti (1997 e 2001) ipotizza una datazione posteriore al 1554, poiché nella stima catastale figura come proprietario Tommaso Piovene, che aveva ottenuto i beni di Lonedo soltanto dopo la divisione delle proprietà fra i fratelli, con atto datato 27 dicembre 1554. L’ampliamento del corpo padronale fino alle dimensioni attuali e l’inserzione del pronao dovettero iniziare a metà degli anni settanta per concludersi nel 1587, data incisa sul pronao.
Gli studiosi sono quasi unanimi nel rifiutare una totale attribuzione a Palladio, dividendosi, tuttavia, in due tendenze diverse: da una parte c’è chi ritiene che l’architetto possa aver avuto un ruolo nella prima fase di costruzione della villa – nel 1541 o dopo il 1554 –, successivamente ampliata e modificata con l’aggiunta delle stanze laterali e del pronao; dall’altra chi invece preferisce pensare a un tardo progetto di Palladio, realizzato poi in sua assenza, e relativo ai lavori portati avanti negli anni settanta e ottanta del Cinquecento. Il rozzo attacco delle colonne con l’architrave ionico, che ai lati del pronao si scontra con la semplice cornice a mutuli delle ali, indebolisce quest’ultima ipotesi.
Gli studiosi sono quasi unanimi nel rifiutare una totale attribuzione a Palladio, dividendosi, tuttavia, in due tendenze diverse: da una parte c’è chi ritiene che l’architetto possa aver avuto un ruolo nella prima fase di costruzione della villa – nel 1541 o dopo il 1554 –, successivamente ampliata e modificata con l’aggiunta delle stanze laterali e del pronao; dall’altra chi invece preferisce pensare a un tardo progetto di Palladio, realizzato poi in sua assenza, e relativo ai lavori portati avanti negli anni settanta e ottanta del Cinquecento. Il rozzo attacco delle colonne con l’architrave ionico, che ai lati del pronao si scontra con la semplice cornice a mutuli delle ali, indebolisce quest’ultima ipotesi.
Una mappa del 1647 pubblicata da Puppi (1974a) mostra il corpo padronale inserito all’interno di un sistema di cortili recintati occupato da rustici, case e colombare: sulla sinistra del corpo padronale si innesta una barchessa porticata rettilinea, che forse è ancora quella cinquecentesca. Una fase di rinnovamento, condotta a termine nella prima metà del Settecento da Francesco Muttoni (1668-1747), porterà alla distruzione delle varie adiacenze presenti nella mappa, e alla costruzione della scala a doppia rampa che conduce al pronao e della barchessa porticata di destra, perfettamente simmetrica a quella di sinistra già presente nella mappa seicentesca.
Il cancello d’ingresso al complesso, dello stesso Muttoni, fu costruito nel 1703, come attesta un’iscrizione incisa nei due vasi che lo coronano; a tale data la monumentale scalinata che dal cancello sale alla villa e che appare già impostata nel 1647, assunse l’aspetto attuale. Essa è scandita ai lati da numerose statue della bottega dello scultore vicentino Orazio Marinali.
Fuori dal recinto della villa, a est, si trova l’antica chiesetta di San Girolamo che reca impressa la data 1496. Dietro di essa si estende un parco di gusto romantico dovuto all’architetto Antonio Piovene e realizzato nei primi decenni del XIX secolo (Cevese 1971).
Il cancello d’ingresso al complesso, dello stesso Muttoni, fu costruito nel 1703, come attesta un’iscrizione incisa nei due vasi che lo coronano; a tale data la monumentale scalinata che dal cancello sale alla villa e che appare già impostata nel 1647, assunse l’aspetto attuale. Essa è scandita ai lati da numerose statue della bottega dello scultore vicentino Orazio Marinali.
Fuori dal recinto della villa, a est, si trova l’antica chiesetta di San Girolamo che reca impressa la data 1496. Dietro di essa si estende un parco di gusto romantico dovuto all’architetto Antonio Piovene e realizzato nei primi decenni del XIX secolo (Cevese 1971).
Testo: Istituto Regionale Ville Venete
http://irvv.regione.veneto.it/lib/pxmlServiceGate.php?fAction=XwAttachment&fCmd=get&fName=G1953PD001.PDF&fRespMode=show&fId=54355.PDF
http://irvv.regione.veneto.it/lib/pxmlServiceGate.php?fAction=XwAttachment&fCmd=get&fName=G1953PD001.PDF&fRespMode=show&fId=54355.PDF